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Il perché di un nome


Si chiama Nino.

O, meglio, io lo chiamo così.
Come tutti.
Perché la mamma e il papà, per ciascuno, scelgono il nome più bello, quando nasci. Il nome più bello secondo loro.
Ma poi gli amici, spesso, te ne danno un altro. Bello anche quello. Belli tutti e due.

Nino, appunto, passa spesso davanti a casa mia.
A volte canticchia. A volte ha la faccia concentrata di uno che ha grossi pensieri. A volte, semplicemente, mastica la cicca.
Oggi, niente.
Oggi ha un’espressione che non gli ho mai visto.
Perciò lo guardo meglio.

È serio. E felice.
Si può essere felici e seri nello stesso momento?
Credo di sì. Nino lo è.

Mentre lo osservo, ho la sensazione che… sì, è come se tutte le sue forze fossero concentrate… come se…
Certo! Quella mano, quella mano affondata nella tasca.
Anche l’altra, ogni tanto. L’altra, dentro e fuori dentro e fuori, come a rendersi conto che c’è una bella differenza tra trovartela piena e trovartela vuota.
E in quella piena, la mano di Nino stringe qualcosa.

Io non lo so che cos’è. Non ho mica lo sguardo magico!
Però capisco che dev’essere una cosa importante.
E preziosa.
Tu riesci a immaginare che cosa potrebbe essere?
Per riuscirci, forse puoi pensare a una cosa importante e preziosa per te.
Magari ti viene una faccia come quella di Nino.

A proposito… Guarda come se ne va in giro, quello lì!
Tiene quel segreto in tasca come se… Come se dicesse a quelli che incontra: “Non sono fatti vostri” e subito dopo morisse dalla voglia di mostrarlo a tutti.
Ché quando hai un segreto, non devi dirlo a nessuno, giusto? Ma se nessuno sa che hai un segreto, che bello c’è?

Ecco, Nino va in giro con quella faccia.
E tutto attorno cambia.
Il sole, il marciapiede, le auto, i cani…
Tutto diverso.
Basta avere una mano, in tasca, che stringe quella cosa lì, che diventa calda e sbatte piano contro la coscia.
Tutto diverso.
E Nino si allontana, con un sorrisino che la dice lunga sulla bella giornata che lo attende.
Sulla bella vita che lo attende.

Nemmeno si è accorto che la bimba che ha incrociato, prima, davanti al negozio di scarpe, aveva un sorrisino simile al suo.
Leti, mi pare si chiami. Sai, la storia dei nomi, no…
Un sorrisino simile. E la mano affondata nella tasca.
E ancora prima, vicino al semaforo, c’era Tom. Anche lui, la mano in tasca.
E poi, guarda: Luca.
E Gimmi.
E Terri.
E Michi…
Ognuno a spasso per le strade della città con una mano in tasca.
Qualcuno ha quel sorriso là, quello di Nino.
Qualcuno ha una faccia seria seria.
Qualcuno persino un piccola lacrima, in un angolo della palpebra. Ché non sempre i segreti sono leggeri da portare.
Ma è tutto un incrocio di passi e di tasche e di mani e di sogni.

Il mondo non va mica avanti per le belle parole dei personaggi famosi o per i soldi dei ricconi.
Il mondo va avanti per quel sogno che ciascuno di noi tiene stretto nella mano, affondata in tasca.

Ché anche il mondo, grande e grosso com’è, ha la sua bella tasca.
Profonda come l’oceano e trasparente come il cielo dopo un temporale.
E lì dentro, al caldino, tiene stretto il suo sogno.
A volte mi viene una voglia matta di scoprire qual è.
Poi ci ripenso.
E mi basta sapere che c’è.