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2014-15: Parodos – percorso letterario sulla tragedia greca

2014-15: Parodos – percorso letterario sulla tragedia greca

E’ un laboratorio letterario e di scrittura creativa che muove da alcune delle pagine più significative della letteratura. In particolare, quest’anno, quelle delle tragedie antiche. Parodos era l’ingresso del coro, e il coro esprimeva i giudizi e le domande della collettività. Vogliamo passare attraverso il parodos, guardare da vicino i personaggi, ascoltarne le voci. E poi, con la scrittura, dare loro nuove parole. I Persiani: la prima tragedia della nostra cultura, la guerra, due popoli, la terra e il mare, vinti e vincitori Ate e hybris compianto e presagio. Un viaggio attraverso il mare del dolore di una guerra che ha cambiato il mondo. Lettura e narrazione dell’opera di Eschilo.

Ottobre-novembre 2014

2 – LE COEFORE: la bilancia della giustizia

La bilancia della giustizia improvvisa oscura alcuni nella luce del giorno; altri attende nell’ora che il sole incontra la tenebra, e l’affanno li copre; una notte senza fine avvolge gli altri. Una tomba, la vendetta e il dolore, una famiglia, la legge. La vicenda di Agamennone e degli Atridi attraversa la storia, ci raggiunge con la sua spirale di dolore e di sangue e interroga il profondo di noi stessi. Che cosa è la giustizia? Le coefore affermano: “…gocce di sangue a terra versate chiedono altro sangue “

3 – ANTIGONE: l’immutabile contrasto

Ismene:  “Uh, povera te, Antigone! Tu sola ardi, dove gli altri agghiacciano. Tu prendi la via dell’impossibile!”

La figura di Antigone ha attraversato i secoli, si è caricata di significati, di drammi e di ideali in decine di versioni, forme ed interpretazioni, rivelandosi un archetipo della nostra cultura e della nostra umanità. Una serata per tornare all’origine del personaggio sofocleo, la donna che sfida la legge, il potere, la ragione umana, la donna dell’assoluto e dell’impossibile, per ascoltare la sua voce e fissare il suo volto.

4 – AIACE: la solitudine dell’eroe

“Noi esseri umani che siamo? Spettri, impalpabile ombra. Chi si riscalda il cuore di speranze vuote per menon merita stima. L’uomo nobile deve vivere bene o bene morire. Il resto è nulla.

Al ritorno dalla vittoria di Troia Aiace impazzisce, acciecato da Atena. L’eroe sperimenta i suoi limiti, la sua razionalità, la follia e le sue frustrazioni. E’ lo scontro tra divino e umano, tra eterno ed effimero, tra tradizione e modernità, tra ingiustizia e onore, tra eroicità e fragilità, tra pazzia e lucidità. Ci lasceremo sorprendere e coinvolgere dalla grande meditazione di Sofocle sul destino degli uomini e sulla loro insondabile solitudine.

5 – ERACLE: la follia dell’umano e la sapienza divina

“E potrei forse non amar quelli a cui la vita diedi, per cui soffersi? E cosa orrenda credo sia la morte; eppure, chi vuole resistere al destino, lo reputo un uomo vile”.

La vita, le imprese e la follia del primo degli eroi. Attraverso la furia omicida e l’ira degli dei il pubblico è coinvolto nel fosco turbine della catastrofe dell’eroe e della tragica sorte umana. Il dramma apre quesiti sul destino umano, sulla relazione tra la divinità e l’uomo, sull’origine del male, della violenza omicida, della colpa e della solidarietà umana.

6 – LE TROIANE: Le ceneri della vittoria.

“Lasciatemi stare dove sono, distesa a terra, amiche, non fa piacere ciò che non si desidera. Giaccio qui, prostrata dai mali che patisco, che ho patito e patirò. Voi celesti, vi invoco come tristi alleati. Ero regina e sposa di re, ebbi figli valorosi, una prole forte, come nessuna donna. Ma li vidi morire tutti sotto le lance dei Greci e lasciai recisi i miei capelli sulle loro tombe. Perché volete rimettermi in piedi? Ci sono ancora delle speranze? In Troia, io camminavo un tempo con passo superbo, ora i miei passi tremanti sono da schiava: guidatemi dove io trovi un giaciglio di paglia e una pietra come cuscino: mi ci getterò sopra per morire, consunta di lacrime”.

Tra le rovine ancora fumanti della città distrutta le donne dei vinti raccontano il loro tragico destino. Dramma personale o dramma politico, feroce smitizzazione del mito o partecipazione al patimento umano? In Euripide si riflette sulla sorte e sul dolore, si discute di vendetta e di valore, si soffre per l’innocenza e per il nero abisso della colpa. Ecuba, Andromaca, Cassandra ed Elena…tutte donne rimaste orfane

7 – LE BACCANTI: al di là del bene e del male

Tebe, una città sconvolta dalla follia di un dio; Innumerevoli le forme del divino, innumerevoli i miracoli operati dagli dèi. Nulla si compie di ciò che è atteso, ma un dio trova la via dell’inatteso. Nell’ultima sua tragedia, rappresentata dopo la sua morte, Euripide raccoglie gli interrogativi più radicali della sua ricerca e della cultura greca, indaga in profondità il rapporto tra uomo e divinità e mette in scena l’atto tragico per eccellenza. Razionalità, fede, legami e solitudine, coscienza e pazzia prendono vita sulla scena di una delle più grandi opere del teatro antico.

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